domenica 31 luglio 2011

RICORDO DI VANDA SPOTO

Questo post è dedicato a Vanda Spoto, che ci ha lasciato.

Ho conosciuto Vanda alle scuole elementari, abitavamo nello stesso quartiere e nello stesso edificio.

Poi per decenni non ci siamo più visti, qualche volta a manifestazioni del vecchio Pci, ci siamo intravisti.

Ma è stato bello rincontrarci e sapere che negli anni, anche se distanti, avevamo fatto dei percorsi insieme.

Questa è la poesia che Le avevo dedicato, la fanciulla pallida  e assorta è lei, così la ricordo.



Da un ombelico nella volta
la luce nell’antro filtrava
pochi passi poi il buio improvviso
il vento simulava un lamento di donna
l’alito caldo di Maria Cristina
vergine monaca o forse regina
Io ero un bimbo timoroso del mondo
che il buio infondeva ardimento
la mano stringevo alla bimba pallida e assorta
che per darsi coraggio o forse per darmi
un ricordo imperituro nel tempo
cantava una dolce canzone
di pupazzi sogni e illusioni.

venerdì 29 luglio 2011

TREMONTI SPIATO

     Ricordate quelle locandine che si vedevano negli uffici sulle quali erano scritte frasi del genere: il capo non legge il giornale in ufficio, si tiene informato, ed altre facezie del genere, bene la frase che più si adatta ai nostri ministri è quella che recita: prima di parlare accertarsi che il cervello sia funzionante.
    Siamo da tempo abituati alle smargiassate senza costrutto di Bossi, alle favole di Calderoli, alle giustificazioni di Scaiola a proposito della casa, alle prediche omofobe  di Giovanardi..
    Ma adesso c’è qualcosa di peggio nell’aria, il superministro Tremonti, che una proposta di legge della sua parte politica vorrebbe dimezzare, afferma che dormiva a casa di Milanese perché nella caserma della finanza, dove di solito dormiva nei suoi  giorni romani, si sentiva spiato.
    Non so se il il sig. Tremonti si renda conto della gravità di quello che dice. Un ministro della finanze che si sente spiato nella caserma della finanza, vuol dire che il sistema di potere costruito da questo governo, e quindi anche da Tremonti, ha toccato veramente il fondo. Il sig. ministro ha il dovere di dire da chi era spiato, perché era spiato, e prendere le dovute misure.

giovedì 28 luglio 2011

RENZO E MONICA

    Che Renzo Bossi non fosse stato eletto, al consiglio regionale della Lombardia, per i suoi particolari meriti culturali, politici e carismatici, credo sia una convinzione comune, e se gli resta un barlume di lucidità credo che lo sappia lo stesso interessato.
    Se si fosse chiamato Renzo Bianchi non avrebbe avuto il voto neanche dei genitori, forse non si sarebbe neanche votato da solo, probabilmente avrebbe sbagliato a mettere la croce o a scrivere il suo nome.
    Ma gli elettori leghisti, che si sa l’hanno duro, a leggere il nome Bossi andarono in visibilio e scambiandolo per il senatur lo votarono.
    Adesso la magistratura sta indagando su una attività di dossieraggio  svolta dall’assessore regionale leghista Monica Rizzi, che avrebbe favorito il Trota nella sua corsa al consiglio regionale.  Avrebbe trattato illecitamente dati personali per colpire gli avversari del giovane Bossi, fuori e dentro il suo stesso partito.         
    Molto probabilmente le accuse mosse alla sig.ra Rizzi saranno prive di fondamenta, ma il suo impegno concreto per l’elezione del giovane rampollo leghista è stato premiato.

martedì 26 luglio 2011

LA VERGOGNA BORGHEZIO

 











Guardate questi due volti, e Dio mi perdoni di averli accostati.
Uno è Tore Ekenland, 21 anni, dirigente dei giovani socialdemocratici norvegesi, che lottava per un paese aperto e tollerante, massacrato insieme a decine di suoi compagni da un fondamentalista cristiano.
L'altro, purtroppo lo conosciamo bene, e ci vergogniamo che rappresenti l'Italia al parlamento europeo, è il sig. Borghezio, che in qualche modo ha gustificato le idee di Breivik, l'assassino dei ragazzi di Oslo.
E' indegno che quest'uomo rappresenti un partito che siede al governo, le sue dimissioni dovrebbero essere richieste con forza dai membri stessi della lega. Ma nessuno lo farà, temo, perchè in fondo le sue idee sono condivise.
Di una cosa sono certo, tra qualche anno il sig. Borghezio ed il suo partito saranno solo un brutto ricordo, ma di Tore Ekenland e dei suoi compagni massacrati resterà imperituro ricordo.

lunedì 25 luglio 2011

CALDEROLI

    Contrariamente agli  improponibili colori delle sue giacche e pantaloni, le dichiarazioni del ministro Calderoli  sono spesso di un grigiore disarmante.
    Ascoltate cosa dice, in una intervista alla Stampa, a proposito del profilo che dovrebbe avere il futuro ministro della giustizia, che dovrà sostituire Alfano democraticamente eletto alla segreteria del Pdl.
«Quindi mi auguro che per il nuovo Guardasigilli la scelta cada su una persona di assoluta onestà intellettuale e di totale libertà di giudizio. La quale si “dimentichi” di parlare con gli avvocati del premier. Altrimenti ne vengono fuori frittate come la leggina sul Lodo Mondadori che io ho subito definito incostituzionale».
    Capisco perché ci metta tanto tempo, il nostro premier, a trovare il sostituto di Alfano. Trovare uno che non parli con i suoi avvocati significa trovare una persona che si rifiuti di parlare con buona parte del parlamento, a meno che non sia muto.
    Per quanto riguarda il Lodo Mondatori, Berlusconi affermò non solo che Calderoli ne fosse a conoscenza,  ma addirittura si fosse proposto di scriverla. Non mi sembra che il ministro leghista abbia sbugiardato il capo.

domenica 24 luglio 2011

I MINISTERI A MONZA

     Il ddl di riforma costituzionale è stato approvato dal consiglio dei ministri, anzi no è stato rimandato a settembre. Ma insomma siete in due e neppure vi capite.
     Ma poi, dico, affidare una riforma costituzionale a Calderoli, il rappresentante di un partito che, per dirla con le parole di D’Amato ex presidente della Confindustria,  “è  fuori dall’arco costituzionale”. Un partito che sappiamo cosa vuole fare del tricolore ed esce fuori dalle sale quando suona l’inno di Mameli. Sarebbe come affidare a Moggi le designazioni arbitrali, oppure a Giovanardi il ministero delle pari opportunità.
    Ma la notizia, o meglio la pagliacciata del giorno, è l’apertura dei ministeri a Monza, centocinquanta metri quadri, praticamente quattro stanze ed accessori, senza telefono. Ma non poteva ospitarli Berlusconi nella sua villa? Avrebbero avuto più spazio, ed anche qualche distrazione.
    Avrete senz’altro notato anche la presenza di Tremonti, il futuro ministro dimezzato, e della sig.ra Brambilla la ministra del fu-turismo, non nel senso del movimento di Marinetti, ma nel significato che da quando è lei a reggere il ministero il turismo è morto. Bene i due si tenevano un po’ decentrati, non per vergogna, perché sarebbe già un sentimento positivo, ma perché, ed è la metafora di questo governo, chi comanda in questo paese in questo momento è la lega, scusate non riesco a scriverla con la lettera maiuscola, un partito minoritario che rappresenta gli interessi solo di una piccola parte del paese.
    Ma davvero gli elettori leghisti sono così stupidi da non accorgersi che venti anni di leghismo li hanno portati in un vicolo cieco? Due decenni di dio Po, di corna celtiche, di alti stipendi presi da Roma ladrona. Forse ho capito quando Bossi dice che i leghisti l’hanno duro, cosa intende, il comprendonio.

sabato 23 luglio 2011

UNA MOSCHEA INTITOLATA A GESU' CRISTO

     E così in Giordania ci sarà una Moschea intitolata a Cristo, che per i cristiani è il figlio di Dio e per i musulmani è uno dei grandi profeti. Non bisogna mai dimenticare che ebrei, cristiani e musulmani adorano lo stesso Dio e si considerano tutti figli di Abramo, il padre dei credenti.
     Mi viene in mente di aver letto anni fa, non ricordo più in che libro, di una donna anziana che riferendosi alle lotte tra queste tre religioni diceva, più o meno testualmente: ma perché litigano basta aspettare a sapranno chi ha ragione.
     Vorrei riproporre la lettura di una novella tratta dal Decamerone che  affronta il tema del rapporto tra ebrei, cristiani e mussulmani.
     La lingua è ostica ma con un po’ di pazienza  il senso si comprende.

Il Saladino, il valore del qual fu tanto che non solamente di piccolo uomo il fe' di Babillonia soldano, ma ancora molte vittorie sopra li re saracini e cristiani gli fece avere, avendo in diverse guerre e in grandissime sue magnificenze speso tutto il suo tesoro, e, per alcuno accidente sopravvenutogli bisognandogli una buona quantità di danari, né veggendo donde così prestamente come gli bisognavano aver gli potesse, gli venne a memoria un ricco giudeo, il cui nome era Melchisedech, il quale prestava ad usura in Alessandria, e pensossi costui avere da poterlo servire quando volesse; ma sì era avaro che di sua volontà non l'avrebbe mai fatto, e forza non gli voleva fare; per che, strignendolo il bisogno, rivoltosi tutto a dover trovar modo come il giudeo il servisse, s'avvisò di fargli una forza da alcuna ragion colorata. E fattolsi chiamare e familiarmente ricevutolo, seco il fece sedere e appresso gli disse:
- Valente uomo, io ho da più persone inteso che tu se' savissimo e nelle cose di Dio senti molto avanti; e per ciò io saprei volentieri da te quale delle tre leggi tu reputi la verace, o la giudaica o la saracina o la cristiana.
Il giudeo, il quale veramente era savio uomo, s'avvisò troppo bene che il Saladino guardava di pigliarlo nelle parole per dovergli muovere alcuna quistione, e pensò non potere alcuna di queste tre più l'una che l'altra lodare, che il Saladino non avesse la sua intenzione. Per che, come colui al qual pareva d'aver bisogno di risposta per la quale preso non potesse essere, aguzzato lo 'ngegno, gli venne prestamente avanti quello che dir dovesse, e disse:
- Signor mio, la quistione la qual voi mi fate è bella, e a volervene dire ciò che io ne sento, mi vi convien dire una novelletta, qual voi udirete.
Se io non erro, io mi ricordo aver molte volte udito dire che un grande uomo e ricco fu già, il quale, intra l'altre gioie più care che nel suo tesoro avesse, era uno anello bellissimo e prezioso; al quale per lo suo valore e per la sua bellezza volendo fare onore e in perpetuo lasciarlo né suoi discendenti, ordinò che colui de' suoi figliuoli appo il quale, sì come lasciatogli da lui, fosse questo anello trovato, che colui s'intendesse essere il suo erede e dovesse da tutti gli altri essere come maggiore onorato e reverito.
E colui al quale da costui fu lasciato il simigliante ordinò né suoi discendenti e così fece come fatto avea il suo predecessore; e in brieve andò questo anello di mano in mano a molti successori; e ultimamente pervenne alle mani ad uno, il quale avea tre figliuoli belli e virtuosi e molto al padre loro obedienti, per la qual cosa tutti e tre parimente gli amava. E i giovani, li quali la consuetudine dello anello sapevano, sì come vaghi d'essere ciascuno il più onorato tra' suoi ciascuno per se', come meglio sapeva, pregava il padre, il quale era già vecchio, che, quando a morte venisse, a lui quello anello lasciasse.
Il valente uomo, che parimente tutti gli amava, né sapeva esso medesimo eleggere a qual più tosto lasciar lo dovesse, pensò, avendolo a ciascun promesso, di volergli tutti e tre sodisfare; e segretamente ad uno buono maestro ne fece fare due altri, li quali sì furono simiglianti al primiero, che esso medesimo che fatti gli avea fare appena conosceva qual si fosse il vero. E venendo a morte, segretamente diede il suo a ciascun de' figliuoli. Li quali, dopo la morte del padre, volendo ciascuno la eredità e l'onore occupare, e l'uno negandolo all'altro, in testimonianza di dover ciò ragionevolmente fare ciascuno produsse fuori il suo anello. E trovatisi gli anelli sì simili l'uno all'altro che qual di costoro fosse il vero non si sapeva conoscere, si rimase la quistione, qual fosse il vero erede del padre, in pendente, e ancor pende.
E così vi dico, signor mio, delle tre leggi alli tre popoli date da Dio padre, delle quali la quistion proponeste: ciascuno la sua eredità, la sua vera legge e i suoi comandamenti dirittamente si crede avere e fare; ma chi se l'abbia, come degli anelli, ancora ne pende la quistione.
Il Saladino conobbe costui ottimamente essere saputo uscire del laccio il quale davanti a' piedi teso gli aveva; e per ciò dispose d'aprirgli il suo bisogno e vedere se servire il volesse; e così fece, aprendogli ciò che in animo avesse avuto di fare, se così discretamente, come fatto avea, non gli avesse risposto.
Il giudeo liberamente d'ogni quantità che il Saladino richiese il servì; e il Saladino poi interamente il soddisfece; e oltre a ciò gli donò grandissimi doni e sempre per suo amico l'ebbe e in grande e onorevole stato appresso di sé il mantenne.

venerdì 22 luglio 2011

CAMILLA RAVERA E ALFONSO PAPA

    Qualche giorno fa ho seguito, su Rai Storia, una programma dedicato a Camilla Ravera.
    La Ravera fu tra fondatori del Partito Comunista, e negli anni trenta, in pieno fascismo, ne fu anche segretaria, unica donna, credo, in Italia ad essere eletta segretaria di un partito.
    Quando fu arrestata, processata  e poi inviata al confino a Montalbano Jonico, piccolo ed allora insalubre paese della Lucania, la Ravera, che di professione faceva l’insegnante, organizzò una scuola per i pastori della zona, ai quali era preclusa qualsiasi possibilità di imparare a leggere e a scrivere.
    Questo fatto irritò i fascisti, che vedevano l’istruzione della povera gente come il fumo negli occhi, e la Ravera fu trasferita in altra località, con l’imperativo di non intrattenere rapporti con la popolazione.
    Che c’entra Cammilla Ravera con Alfonso Papa? Assolutamente nulla, se non che il sig. Papa si dichiara prigioniero politico mentre la Ravera era una prigioniera politica.

giovedì 21 luglio 2011

BERLINGUER LA QUESTIONE MORALE

A 30 anni esatti dall'intervista che il segretario del Pci rilasciò a Repubblica, si resta sconcertati dalla attualità delle sue dichiarazioni.
Rileggiamo insieme qualche passo.

Noi pensiamo che il privilegio vada combattuto e distrutto ovunque si annidi, che i poveri e gli emarginati, gli svantaggiati, vadano difesi, e gli vada data voce e possibilità concreta di contare nelle decisioni e di cambiare le proprie condizioni, che certi bisogni sociali e umani oggi ignorati vadano soddisfatti con priorità rispetto ad altri, che la professionalità e il merito vadano premiati, che la partecipazione di ogni cittadino e di ogni cittadina alla cosa pubblica debba essere assicurata.

La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell'amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell'Italia d'oggi, fa tutt'uno con l'occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt'uno con la guerra per bande, fa tutt'uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano. Ecco perché gli altri partiti possono provare d'essere forze di serio rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la questione morale andando alle sue cause politiche. Quel che deve interessare veramente è la sorte del paese. Se si continua in questo modo, in Italia la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi; rischia di soffocare in una palude.

 Il costo del lavoro va anch'esso affrontato e, nel complesso, contenuto, operando soprattutto sul fronte dell'aumento della produttività. Voglio dirle però con tutta franchezza che quando si chiedono sacrifici al paese e si comincia con il chiederli -come al solito- ai lavoratori, mentre si ha alle spalle una questione come la P2, ( qui basta cambiare P2 con P4 o con qualsiasi altro scandalo de nostri tempi) è assai difficile ricevere ascolto ed essere credibili. Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi. Se questi elementi non ci sono, l'operazione non può riuscire.

Occore una sinistra che abbia il coraggio di ripartire da qui.

mercoledì 20 luglio 2011

L'AFFARE PAPA

     In un paese democratico, i cui rappresentati fossero stati scelti democraticamente dai cittadini, e non invece imposti dai caporioni di turno, l’affare Papa avrebbe un andamento diverso, più normale, i deputati studierebbero le carte si farebbero una idea della validità o meno della richiesta dei magistrati, e poi voterebbero apertamente secondo coscienza.
     Nel nostro paese no, noi siamo un paese, oramai da tempo, a democrazia limitata. Con un parlamento illegittimo perché non eletto dal popolo, con deputati che passano da uno schieramento all’altro per pagare il mutuo o per conquistare privilegi impensabili per un comune cittadino.
     Una casta politica che non riesce a dare segni di vitalità e irreprensibilità.
     E invece  avremmo bisogno di esempi, di deputati, senatori e ministri, che si dimettessero solo se sfiorati dal dubbio, di segretari di partito,  che chiedessero ai loro rappresentanti indagati di fare un passo indietro, avremmo bisogno di un presidente del consiglio che chiedesse ai ministri indagati di dimettersi, invece essere indagati nel nostro paese è materia di vanto, fa parte del curriculum.
  Questa casta screditata trascinerà il paese, e lo sta già trascinando in un vortice pericoloso per la demcrazia e la convivenza civile.

lunedì 18 luglio 2011

FACILE PROFETA

    Sono stato facile profeta, nel mio precedente post, quando ho affermato che la manovra non avrebbe rassicurato i mercati più di tanto. Ed infatti alla riapertura stamattina, Milano perde il 2,3 %, ed il differenziale con i Bund tedeschi cresce a 337 punti.
     L’approvazione della manovra non è bastata a rassicurare i mercati, perché il problema è anche e soprattutto  politico, oltre che ovviamente della bontà della manovra stessa, questo governo e gli uomini che lo compongono, sono screditati, gli investitori sanno bene che Berlusconi  non rappresenta più gli italiani, e gli italiani non si riconoscono più in una politica fatta di annunci, pacche sulle spalle e barzellette.
     E’ necessario una svolta immediata, se vogliamo salvare l’Italia, un governo di responsabilità nazionale nel quale siedano le forze politiche che si riconoscono nei valori fondanti della nostra democrazia: Risorgimento, Resistenza, Repubblica.
     Un governo di uomini onesti e capaci, che faccia poche riforme necessarie, tra cui anche quella elettorale, che rassicuri i mercati e che prepari, in un clima di pacificazione, nuove elezioni.

venerdì 15 luglio 2011

SONO PESSIMISTA

     Sarò pessimista, e questo mi dispiace, e comunque spero di sbagliarmi, ma non credo che l’approvazione della manovra economica fermerà più di tanto le speculazioni sul nostro paese, nonostante gli interventi del Presidente della Repubblica e della Banca d’Italia, e le rassicurazioni di Draghi.
     E questo sia per la manovra in sé, che non affronta i problemi, ma li sposta più in là nel tempo, e non contiene nulla o quasi per rilanciare lo sviluppo, colpisce i ceti medi mortificando ancora di più i consumi.
     Ma anche e soprattutto per il discredito del nostro governo e degli uomini che  lo compongono. Basti pensare a Tremonti, che fino ad ieri rappresentava il punto di riferimento più autorevole, e oggi travolto dallo scandalo del suo principale collaboratore, isolato politicamente anche dalla lega che pure era il suo principale sponsor.
     E  mentre la nave affonda, il ministro Romano si tiene stretta la sua poltrona, Calderoli blatera ancora di ministeri a Milano, Bossi mostra il dito medio al tricolore, e Berlusconi si dice stia preparando le sue vacanze.
     Questa è la triste e cruda realtà in cui ci ha gettato un governo di irresponsabili che negava fino a ieri la crisi, e di incompetenti che non ha saputo far altro che legiferare per difendere il suo capo.
     Ma sarà possibile in questo parlamento di  cooptati trovare le energie per un nuovo governo? Ho dei grossi dubbi.

giovedì 14 luglio 2011

GIORGIO AMENDOLA

    Perché ricordare oggi Giorgio Amendola, e non invece nell’anniversario della sua morte o della sua nascita?
    Perché oggi 14 luglio festa nazionale in Francia, come egli stesso racconta, conobbe Germaine, la compagna della sua vita.
     Iniziò la più bella storia d’amore del novecento.
     I due si sposarono al confino fascista, condivisero una vita privata fatta anche di dolore, come la scomparsa della figlia Ada a soli trentotto anni.
     Amendola fu un protagonista, integerrimo ma non intollerante, della vita politica del Pci e del nostro paese. Partigiano comandò l’attentato di via Rasella, deputato sempre alla ricerca dell’unità dei partiti che si richiamavano alla tradizione operaia e socialista.
     Alla morte di Giorgione, come veniva chiamato per la possanza del suo fisico, avvenuta nel giugno dell’80, la moglie non resse al dolore e dopo poche ore anche il suo cuore si fermò.  

lunedì 11 luglio 2011

ANTIFRASI

     Quando Angelino Alfano fu nominato segretario del Pdl, nel suo discorso di investitura affermò che sarebbe stato il segretario del partito degli onesti, un gelo scese sulla platea. Come? qualcuno si chiese, già vuole dimettersi? Vuole fondare un partito suo?
     E’ una antifrasi, sentenziò qualcuno tra i più colti.
     Cosa? chiese il Ministro dell’istruzione. E’ una figura retorica le suggerirono all’orecchio. Noi non facciamo retorica affermò il ministro, noi siamo il governo del fare.
    Qualcuno portò un dizionario, uno speaker chiese dal palco se ci fosse tra i presenti chi lo sapesse utilizzare, il Pdl per fortuna non è la lega, si alzarono decine di mani, e allora un volontario lesse la definizione: Figura retorica che consiste nell'usare una parola o una frase in senso contrario a quello proprio, per attenuare un significato troppo crudo o per ottenere un effetto ironico.
     E allora Dell’Utri cominciò ad applaudire, seguito da Verdini, Cosentino, poi Scaiola e poi tutti gli altri. Un applauso liberatorio e generale unì dirigenti e militanti.
                                                                                                                                           

domenica 10 luglio 2011

MARINA BERLUSCONI

     La signora Marina Berlusconi ha, tra le tante cose ereditate dal padre, anche la pretesa dell’impunità, quindi afferma, pur in  presenza di una sentenza, che non un euro è dovuto.
     La signora dovrebbe sapere, e sicuramente ne è al corrente, che il processo sul lodo Mondadori è antecedente alla sciagurata, per il paese, discesa in campo di suo padre, anzi forse è stata una delle ragioni per le quali il sig. Berlusconi ha deciso di fare politica.
     Dovrebbe inoltre sapere, e certamente lo sa, che una sentenza definitiva ha stabilito che la Mondatori è passata alla sua famiglia a seguito di una corruzione, e per tale corruzione suo padre non è stato condannato solo per avvenuta prescrizione del reato, ma questo non toglie i danni civili causati alla controparte. Si può discutere se 560milioni siano troppi o pochi, ma non mi sembra si possa mettere in dubbio che chi da quella corruzione ha avuto danni debba essere risarcito.

sabato 9 luglio 2011

560 MILIONI

     La Corte d’Appello di Milano ha condannato Berlusconi, dovrà pagare alla Cir di De Benedetti 560 milioni di euro per la corruzione con la quale fu acquisita la Mondadori, corruzione per la quale sono stati già condannati in sede definitiva Previti ed altri, Berlusconi evitò la condanna per prescrizione.
     Fin qui il risarcimento dovuto a CarloDe Benedetti, ma chi risarcirà gli italiani?    
     La Mondadori attraverso i suoi innumerevoli giornali ha giocato, insieme alle televisioni, un ruolo di primo piano nell’indirizzare l’opinione pubblica e quindi nella affermazione politica di Berlusconi, di questa il nostro paese sta pagando costi altissimi.

giovedì 7 luglio 2011

QUALCUNO E' BUGIARDO

    
     Berlusconi dice delle cose gravissime,  quando afferma che non consegnerà l’Italia a Bersani, Vendola e di Pietro, dovrebbe sapere che, nonostante tutto, il nostro resta un paese democratico, e saranno gli elettori e non certo lui a decidere a chi affidarlo alle prossime elezioni.
     Per quanto riguarda  quello che oramai viene definito il Frodo Mondadori, e cioè la norma inserita, non si sa da chi, che rimandava alle calende greche l’eventuale risarcimento dovuto dalle aziende del premier a seguito del processo Mondadori, il capo afferma che potrà essere inserita anche come emendamento in senato, troverà senz’altro solerti senatori pronti a proporlo e a votarlo. 
     Ma dice anche che Tremonti ne fosse a conoscenza, che Calderoli non solo ne fosse a conoscenza, ma addirittura si fosse offerto di aiutarlo a scriverla. Bossi invece afferma che nessuno, neanche Tremonti ne sapesse nulla.
     Se fossimo in un paese normale, con ministri normali, questi dovrebbero sbugiardare  il loro capo e dimettersi, ma non lo faranno.

BOSSI MARONI CALDEROLI

     Sono anni che sentiamo elogi all’intelligenza  dei dirigenti leghisti, da destra e da sinistra, anche chi avversa le idee e la pratica politica di Bossi & c. dice che Bossi è un politico intelligente, Maroni poi neanche a parlarne, e Calderoli, certo a volte un po’ rude, ma scaltro politicamente e ottimo conoscitore della base.
     Ebbene, questi tre geni della politica, non erano al corrente della norma che Berlusconi aveva di soppiatto inserito nella finanziaria.
     Adesso due sono le cose, e da questo non si scappa, o lo sapevano e mentono, oppure come io credo, veramente non ne fossero al corrente, ma questo sarebbe ancora più grave, perché si sarebbe incrinato il rapporto di fiducia tra il maggiore alleato e il Presidente del Consiglio.
     Come fanno, i tre ministri geniali, a sedere ancora nello stesso governo di un Presidente che ha cercato di buggerarli?

mercoledì 6 luglio 2011

BUSON E CONTIN

    Gilberto Buson, Cristian e Flavio Contin, pochi ricorderanno questi nomi, sono i patrioti del Veneto serenissimo governo, che con due trattori travestiti da carro armato, sbarcarono nella laguna veneta per lanciare il loro programma di secessione.
    I tre sono stati assolti in via definitiva dalla Cassazione, l’assoluzione fa seguito a quella già incassata nei precedenti due gradi di giudizio. L'organizzazione, secondo la Cassazione era «strutturalmente» non idonea «al perseguimento dello scopo eversivo, data l'assoluta carenza di disponibilità strumentali che tale programma potessero attuare». Una pagliacciata insomma, di questo ce ne eravamo accorti tutti già da allora, erano in pratica due carri carnascialeschi fuori periodo.
     Sta bene l’assoluzione, peccato che la stupidità non si possa condannare altrimenti i tre avrebbero avuto il massimo della pena.

UOMINI E BASTA

    
     Supponiamo che qualche decennio fa un presidente del consiglio, ad esempio Andreotti o Moro o La Malfa, avesse discusso nel consiglio dei ministri un decreto e poi successivamente l’avesse portato alla firma del Presidente della Repubblica.
    Supponiamo che il ministro dell’economia di allora, si fosse accorto che nel decreto, portato alla firma, fossero state inserite norme non concordate.     
    Supponiamo ancora che qualche ministro, ad esempio all’istruzione o all’ambiente, si fosse accorto che, sempre in quel decreto, fossero stati inseriti tagli ai loro ministeri non concordati in consiglio.
     Supponiamo ancora che il partito o i partiti alleati si fossero accorti che  in quel decreto fosse stata inserita, a loro insaputa, una norma per salvare da un processo il presidente del consiglio o qualche suo amico.
     Cosa avrebbero fatto i ministri ed il partito alleato nella vituperata prima repubblica?
      I ministri si sarebbero immediatamente dimessi, il partito alleato avrebbe sfiduciato il presidente ed aperto la crisi.
     Ma,  qualcuno dirà, erano uomini di altri tempi, no non di altri tempi erano uomini e basta.

martedì 5 luglio 2011

MIRABELLO E BATTISTI

     E così a Mirabello ci sarà la festa per il rilancio del Pdl.
     Il titolo della festa sarà Il mio canto libero, dal titolo di una canzone di  Lucio Battisti. Ogni giornata ed ogni ospite avrà come presentazione una canzone di Battisti.
     Il neo segretario Alfano, nominato dopo democratico dibattito dal capo dei capi, avrà come sottofondo Un’avventura.
     A Scilipoti verrà dedicata Uno in più, al ministro Tremonti  la canzone le allettanti promesse, tratta dall’album Il nostro caro angelo non fu proprio un successo, d’altra parte neanche la politica economica del superministro si può dire un successo.
     All’invitato ministro Calderoni questione di cellule,  LP del ’77, come si  sa il ministro pensa che ci siano etnie propense a delinquere ed altre a lavorare, lui ovviamente fa parte di quest’ultima, meglio precisare.
     All’ex ministro Scaiola Il monolocale tratto dall’album  Una giornata uggiosa.
     Agli ex An, poi Pdl, poi Fli poi di nuovo Pdl, la canzone il doppio gioco tratta dal Don Giovanni.
     Grande finale Dieci ragazze per me, dedicata indovinate a chi?

lunedì 4 luglio 2011

AMEDEO LABOCCETTA

    Amedeo Laboccetta, il simpatico deputato dal cognome dopolavoristico, ex Msi, ex An e oggi fedele berlusconiano, colui che affermò che tutti gli italiani onesti sono dalla parte di Dell’Utri, fu promotore, agli inizi del corrente anno, di una interpellanza parlamentare  per contestare l’utilizzo delle intercettazioni nell’inchiesta in cui è coinvolto il suo collega di partito Papa,
    Adesso afferma di essere rimasto turbato, dopo aver letto il fascicolo delle intercettazioni, perché, continua, lui è uno di destra e non può restare indifferente alla lettura di queste pagine.
    Allora, penserete, cosa farà in parlamento, voterà contro o a favore dell’arresto di Papa? Risposta: in aula voterò secondo la regola della disciplina del gruppo, quindi contro l’arresto. Turbato sì ma non tanto da mettersi contro il suo partito.

domenica 3 luglio 2011

39 VITTIME

     Con la morte del caporal maggiore Gaetano Tuccillo, salgono a 39 le vittime italiane dall’inizio della missione in Afghanistan.
     Non voglio entrare nel merito se sia giusta o meno la nostra presenza in quella zona, vorrei solo, forse in una macabra statistica, far notare che dei 39 nostri soldati morti ben 27 provenivano dal sud dell’Italia, 7 dal centro e 5 dal nord Italia.
    Ci sarà pur una ragione se il sud contribuisce con tanto sangue alla nostra presenza all’estero.
    Non posso fare a meno di pensare alla canzone di Claudio Lolli dedicata al milite ignoto: io lo so chi ti spinse a partire e non fu desiderio di gloria.

sabato 2 luglio 2011

LE PORCATE

    Parlando della melma pestifera che sta venendo fuori dalle intercettazioni sulla cosidetta P4, il sig. Bossi ha dichiarato che la Lega queste cose non le fa.
    Sarà pure vero, ma Bossi dimentica di dire che é alleato da sempre di chi invece di queste porcate si nutre, e con queste porcate cerca di mantenere in piedi il suo sistema di potere, di cui la Lega é parte integrante.
    E' fin troppo facile e comodo dichiararsi fuori dagli scandali e poi appoggiarli politicamente. Ma si sa la strategia di Bossi è quella di abbaiare a Pontida e di leccare a Roma.

venerdì 1 luglio 2011

PARLAMENTO SOVRANO

    Durante la cerimonia di investitura per acclamazione, del neo segretario del Pdl Alfano, come si conviene ad un partito democratico, senza un dibattito, senza mozioni che si confrontano,  il presidente, fondatore, capo e chi ne ha  più ne metta del suddetto partito, ha affermato che il Parlamento deve ritornare ad essere sovrano.
    Ma come può un parlamento di nominati, zeppo di segretari del capo, avvocati del capo, amici e amiche del capo essere sovrano? E’ un parlamento illegittimo  perché gli elettori grazie alla legge elettorale voluta dalla destra non hanno potuto esprimere le loro preferenze.
    Ma poi il capo dei capi ha chiarito il suo pensiero, il Parlamento deve essere sovrano contro la Consulta, deve cioè, in parole povere, poter legiferare sganciandosi da qualsiasi controllo di legittimità.