giovedì 23 giugno 2011

CHE PENA

     Che pena ieri quel dibattito alla camera dei deputati, il banco del governo ricordava gli ultimi governanti dell’Urss.
     Due persone anziane sedute vicine, l’una in piedi, che diceva esattamente le stesse cose che ripete da diciassette anni, ma senza più convinzione, stancamente, sapendo che il paese non è più con lui, la Confindustria lo ha lasciato, la Chiesa non si fida più, i cittadini affabulati un tempo dalle sue televisioni le guardano sempre di meno, per i giovani non è un modello da imitare.
     L’altro, il suo principale alleato, annoiato sbadigliava penosamente e masticava mentine, non comprendendo quello che  gridavano dai banchi dell’opposizione se lo faceva ripetere da Calderoli e La Russa. Non sa più cosa dire alla sua gente, costretto a fare il rivoluzionario nella sua inesistente patria e il signor sì a Roma, incapace oramai a tenere insieme la sua creatura partito.
     E intanto fuori dal palazzo, a rimarcare la distanza abissale che c’è tra il governo e il paese, i precari della scuola, quindi il peggio del peggio dell’Italia, venivano caricati  dalla polizia.

Nessun commento:

Posta un commento